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Da sempre l'utente delle mappe concettuali si pone il problema di definire il "punto di accesso" alla mappa, il punto dal quale iniziare a "leggere" la mappa, dal quale iniziare la sua analisi.

I criteri originari sulle mappe (quelli più diffusi, anche se ampiamente superati e in alcuni aspetti anche negati dallo sviluppo tecnologico del settore e della psicologia cognitiva stessa), proponevano per questo ruolo "il concetto più importante" ("c.p.i.", che viene immaginato come un simbolo molto grosso e in colore rosso)... un'unica pietra miliare, che "per caso" ha quasi sempre lo stesso nome della mappa.


Nella pratica (e nella teoria), questo approccio si dimostra fallimentare, più un ostacolo che un metodo utile. E le ragioni sono molto semplici:
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Una mappa concettuale o rete semantica ha sempre più di un concetto "importante", ossia degni di speciale attenzione nella mappa. Poiché l'importanza per se stessa è relativa, è assai difficile definire "quel" concetto (inoltre, è sempre preferibile dipendere da una dimostrazione o da un'impostazione razionale che da una definizione). Lo stesso accade con la definizione di più "concetti importanti" nella stessa mappa.

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Nella mappa, un concetto per se stesso ha un valore relativo, la cui relatività tiene conto di più fattori (il più importante è lo studente stesso), il suo valore dipende dalle sue relazione e dalla carica informativa del concetto (le sue descrizioni, legami a Internet, documenti associati, multimediali, ecc.).

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Se tra le grandi virtù e caratteristiche della mappa concettuale e della rete semantica c'è quello di evitare le difficoltà imposte dalla lettura e decodifica del testo per facilitare la percezione, la comprensione e il ragionamento, trasferire alla mappa gli stessi criteri della lettura testuale (l'organizzazione in frasi o paragrafi e i punti di inizio e fine di lettura), significa togliere alle mappe l principi "concettuale" e "cognitivo"; la qualità della rappresentazione della conoscenza e la conseguente gestione perdono forza, valore e utilità.

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In una mappa reale, con più di pochi concetti, l'analisi seguendo l'indicazione del "c.p.i" si rende più complessa: se tutte le piste di lettura partono dal "concetto più importante", ci saranno dei percorsi (elemento di capitale importanza) che non verranno analizzati. Di conseguenza, alcuni valori cognitivi importanti si perdono.

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L'approccio del "c.p.i." cospira contro due principi fondamentali della comprensione: l'ergonomia della gestione della mappa e l'economia cognitiva: da una parte ci induce/obbliga a seguire percorsi forzati, che hanno lo stesso punto di partenza, e dall'altra, un'analisi mirata e cosciente dei contenuti richiederebbe più tempo e sforzo.

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La presenza del "c.p.i." e la sua evidenziazione grafica si scontra con le categorie concettuali presenti: si presenta come una categoria quando in realtà non la è. Di fatto, invece di orientare, la presenza del "c.p.i." disorienta, perché semplicemente non ha senso.

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Dover definire il "c.p.i." è una responsabilità che è possibile evitare.

Poiché l'analisi della mappa deve indurre nel discente una riflessione, e la mappa normalmente ne ammette molte, in teoria qualunque nodo della mappa è utile per iniziare l'analisi; oltre alle categorie di concetti, agli esempi, o ai nodi che hanno documenti associati, siti Internet, ecc., i concetti risultanti delle ricerche, che permettono espansione e approfondimento o i nodi candidati ad un ruolo preminente possono principalmente essere quelli più connessi. In ogni caso, l'utente (studente di scuola primaria o ricercatore che sia) per l'analisi della mappa conta sulle sue capacità di osservazione (di "vedere e riconoscere"). Ma le capacità di osservazione non sono uguali per tutte le persone; uno dei successi di questa tecnologia è proprio l'aumento qualitativo e quantitativo dell'apprendimento che consente a tutti, anche alle persone per qualche ragione considerate nell'apprendimento "svantaggiate" (??) o che hanno qualche grado di dislessia o DDA (Disturbo da Deficit di Attenzione), o che semplicemente imparano in un altro modo. Inoltre, non basta guardare o osservare. Come dicono nelle loro sfide i giocolieri di strada e i prestigiatori: "chi più guarda meno vede".

Negli sperimenti realizzati, anche persone con qualificazione medio-alta nell'uso degli strumenti informatici, quando per la prima volta essi affrontano o esaminano una mappa concettuale o rete semantica, la prima cosa che domandano è: "da dove si inizia?".


La soluzione è semplice, automatica e autovalidante, e tiene conto dei principi della psicologia cognitiva.

A qualunque livello venga svolto, in aula, a distanza, nella ricerca scientifica  come nella gestione della conoscenza  in un'azienda, l'apprendimento si realizza sempre per mezzo di un processo di comunicazione e consiste in un processo di elaborazione e integrazione dell'informazione. Per questo la psicologia cognitiva offre un principio interessante: la rilevanza (cognitiva e comunicativa). Nella comunicazione la mente vuole capire il messaggio, per comprendere i contenuti che esso trasmette, che c'è di interessante (nuovo o coerente) in esso (in questo caso nella mappa) e in che modo questa novità (la nuova informazione) trova un punto di contatto con la nostra conoscenza, in che misura è in grado di attivare qualche elemento già presente (qualunque somiglianza con il principio Ausubeliano della precedenza cognitiva non è pura coincidenza).

Questo nuovo approccio induce una caratterizzazione del principio di rilevanza nella mappa concettuale o rete semantica, già abbozzato nelle ricerche di psicologia cognitiva qualche anno fa. I concetti o nodi più rilevanti nella mappa sono quelli che costituiscono più proposizioni, quelli che ricevono e/o dai quali partono più relazioni, il che si allinea perfettamente con il ruolo che hanno le relazioni di colonne portanti fondamentali della conoscenza nella mappa .

Considerare i concetti più rilevanti come i punti naturali per iniziare l'analisi della struttura della mappa offre i seguenti vantaggi:

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Aiuta a vincere l'inerzia iniziale ("da dove inizio?") nell'accesso alla mappa.

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Essendo questi concetti i più connessi, accedere alla mappa attraverso questi nodi (o concetti) richiederà una minor quantità di "letture"/analisi per il ragionamento e la comprensione dell'insieme della mappa; ossia, da questi concetti "più rilevanti" è più facile accedere al resto della mappa con la quantità minima di accessi.

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Si dice che tendenzialmente l'utilizzo di questa tecnologia facilita e in qualche modo velocizza l'apprendimento. Con l'applicazione di questo principio, realmente lo accelera.

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Il tempo necessario per processare i contenuti (per capire ed integrare) diminuisce bruscamente, si rende più efficace l'interazione.

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Diventa più interessante e divertente l'interazione con la mappa.

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Essendo i nodi più rilevanti gli elementi che, con più probabilità, possono far parte di percorsi semantici nella mappa, questa consonanza legittima il metodo.

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È utilizzabile con qualunque contenuto e con studenti di qualunque età, o nella ricerca.

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È una funzione totalmente automatica, basta premere un bottone.

 

Ma la capacità di osservazione varia da persona a persona. Quando la mappa cerca di presentare, per esempio, una comparazione tra oggetti, dovrebbe essere evidente a semplice vista quali sono i nodi focali (un altro modo di nominare i concetti più rilevanti), data la concentrazione delle relazioni. In altre mappe può essere anche evidente quali sono quei concetti, ma non sempre, e non tutti.


HyperMap-200.PNG
Nella mappa accanto, risultano evidenti i due nodi focali nella comparazione di due oggetti, ("ipertesto" e "mappa concettuale"), che l'autore della mappa ha espressamente voluto evidenziare. Si fa evidente che analizzando "soltanto" i due concetti (le proposizioni di cui essi fanno parte), si analizza tutta la mappa. Il risultato è identico quando i concetti più rilevanti sono più di due, e anche quando la rilevanza non è graficamente così evidente (di norma non lo è).

 
La soluzione è tecnologica

Knowledge Master automaticamente valuta quali sono i concetti più rilevanti in una mappa concettuale e li presenta all'utente in ordine di rilevanza, iniziando dal più rilevante. Nella presentazione, ogni concetto lampeggia nella mappa "dicendo" (letteralmente, a voce) il suo nome.

A disposizione dell'utente rimane attiva una lista dei concetti considerati al di sopra della soglia di rilevanza, in ordine di rilevanza, e due pulsanti. Con i pulsanti è possibile localizzare i concetti nella mappa, sequenzialmente, per analizzare di ognuno il suo proprio contesto.

Dalla lista è possibile scegliere direttamente qualunque concetto e accedervi in modo:

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"Localizzazione": il concetto lampeggia, per farsi localizzare e procedere così alla sua analisi.

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"Presentazione": viene attivato e presentato in una nuova finestra tutto l'intorno del concetto, tutte le sue proposizioni, come se avessimo domandato alla mappa "Cosa sai su (il concetto)?". Il settore della mappa in cui è ubicato il concetto viene identificato e comunicato all'utente. Questa presentazione avviene col supporto vocale, per una migliore percezione.

La funzione, una strategia della gestione della conoscenza applicata all'apprendimento, analizza e presenta un settore della struttura cognitiva, in un modo che corrisponde alle caratteristiche naturali della mente, fa appello fondamentalmente alle caratteristiche della percezione umana e alle capacità della memoria di lavoro, e dimostra la sua efficacia nel permettere l'analisi della mappa nel modo più semplice e con risparmio di tempo e sforzo. Il fatto di utilizzare la voce in modo sincrono, trascende la soglia normale della percezione, utilizzando contemporaneamente il canale vocale e il canale visivo. Questa strategia, pur mirando semplicemente all'apprendimento, ha un effetto specialmente efficace sulle persone affette da dislessia, DDA (Disturbo da Deficit di Attenzione) e da alcune altre limitazioni che si rilevano con i metodi tradizionali di apprendimento/insegnamento. In molti casi, l'uso di questa tecnologia può essere "la" soluzione.

La misurazione automatica e l'utilizzo del metodo della rilevanza ha un forte effetto contestuale (precisa gli elementi principali) e riduce lo sforzo per l'elaborazione: maggiore sarà l'effetto contestuale, minore sarà lo sforzo necessario per la comprensione e l'assimilazione dell'informazione; maggiore sarà la rilevanza dell'l'informazione, più essa sarà elaborata in modo produttivo, facilitando l'apprendimento.


La metafora che esprime questo metodo è quella dei nodi ferroviari.


Il paradosso è che un concetto considerato fondamentale (dal punto di vista cognitivo) dall'autore  possa non essere riconosciuto come tale (il che vuol dire che alla mappa manca qualcosa). Il risultato dell'analisi automatica della rilevanza è un indicatore importante per l'autore, che così può migliorare l'organizzazione e contenuti della mappa. Per il docente, per il ricercatore e per lo studente (il bambino nell'aula o l'adulto a distanza), l'uso di questa funzione è una potente risorsa per l'apprendimento e la ricerca, che sposta gli standard delle tecnologie per l'apprendimento in avanti.

 

Tutte le teorie e le dimostrazioni... quando in realtà per far funzionare l'analisi e la presentazione della rilevanza concettuale, ci vogliono soltanto due clic, in qualunque mappa!

Sono disponibili le mappe concettuali già pronte: Le Basi della Conoscenza

 

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